Soundtrack: You Don't Move Me - Keith Richards
Stavolta si potrebbe entrare nei panni di, chessò, una giornalista dell'ipotetico magazine di arte Vernissage à Minuit, chiaramente anni del proibizionismo, look maschile infemminilito dai mocassini a tacco alto, pantalone sartoriale pied de poule, gilet blu elettrico handmade sottratto allo zio artista dal pessimo carattere, più svariati braccialetti a testimoniare un passato non proprio edificante.
Il fogliettino "press" nel Borsalino invece è stata una Einsicht, nel senso gestaltiano del termine, di un amico, che me l'ha appuntato nel cappello mentre riempivo il taccuino davanti ai Mondrian in mostra al Vittoriano.
Certo, a spasso per Roma i passanti potrebbero avere uscite del tipo "A Quarto Potere, ma ndò vai?"- allora si potrà avere la certezza di essersi guadagnate delle apostrofazioni cinefile e tornarsene a casa soddisfatte, replicando tutt'al più: "È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non puoi farci niente! Niente!"
Ebbene cari ragazzi, non è semplice lavorare in questo gran casino, ma Vernissage à Minuit è un'utopia e questo ci dà la forza; Rox è riuscita a recuperare questa enorme macchina da scrivere anni '80 che abbiamo posizionato sul raffinato tavolo artigianale di produzione Frank Meo, mio nonno.
Per il resto tutto procede per il meglio, ma se pensavate che Frank Sinatra avrebbe suonato meglio come soundtrack, magari uno "Chicago", vi deluderò preferendogli Keith, apparentemente non un granchè apparentato all'atmosfera di questo set, ma secondo me completamente coerente in quanto ad atteggiamento.
D'altronde l'ho sempre sostenuto, le canzoni di odio sono più rare e quindi più pregiate delle canzoni d'amore.
Belle foto, bell'ambiente bella Naima! Complimenti a tutti voi.......
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